Inno alla bellezza della Classe IIIC

di Mauro DP – Festa dei 50 anni dal diploma 5 ottobre 2024

Inno alla bellezza della Classe IIIC Liceo Classico “Melchiorre Delfico”per i 50 anni del Diploma

Una mattina di qualche giorno fa, erano circa le 10 e 30, ricevo una telefonata dell’amico De Berardis che, nel suo cazzeggiare mattutino, stava raggiungendo il centro città per il solito rituale del caffè. A detta sua è un momento per lui particolare della giornata perché comodamente seduto al bar, dopo aver intercettato l’amico o l’amica di turno, (tra questi spiccano per la fedele presenza gli amici qui presenti Claudio e Marcello) può liberamente lasciarsi andare nei più ameni ragionamenti di pensiero, alla ricerca di un tempo perduto, tra un caffè e il godimento assoluto del dolce far niente. Come si dice a Teramo: “ Fa l’art ‘d MIchelass, magne, bev e va a spass”!

Per farla breve mi dice: “Mauro, io lo so che tu scrivi e scrivi molto bene tra l’altro, avevo pensato se potessi buttare giù due righe celebrative per i 50 anni del diploma. Per un attimo resto senza parole. Poi, visto che la richiesta che faceva era perfettamente in linea con l’art ‘d Michelass, ‘m sa rfà in curp, e gli rispondo: “O Mauro, che ci conosciamo dall’età di cinque anni, è vero che scrivo, ma come ben sai, proprio in questi giorni, sto scrivendo di tutt’altre cose e di tutt’altro tenore. Lo sai che sono impegnato a scrivere i documenti per la fondazione di un movimento politico alternativo di unità popolare ispirato al pensiero e all’azione di Giorgio La Pira. Lo sai, perché te ne ho parlato, che sto cercando di scrivere il finale di questo cazzo di romanzo su cui lavoro ormai da circa due anni e che spero di pubblicare. Lo sai che a livello logistico familiare mia moglie mi stressa con i suoi elenchi di cose da fare, mia figlia mi trasmette ogni grillo che gli passa per la testa e che mio figlio mi ha nominato responsabile unico dei lavori di apertura del suo nuovo negozio…e tu, a quest’ora della   mattina, te ne esci che devo scrivere io due righe celebrative! Lo sapete cosa mi ha risposto: “Ma che ci vuoi, per te è facile scrivere due paginette simpatiche di celebrazione!

Avete capito bene… le due righe erano diventate due paginette! Chiude la telefonata dicendomi: “Ti richiamo tra un paio di giorni e mi fai sapere cosa hai deciso.” Praticamente era riuscito nel suo intento e da lì è nata l’idea di questo inno alla bellezza della classe IIIC che vado a leggervi e che porta una chiusa finale caratterizzata da un’intensa quanto travolgente ritmica poetica di ispirazione leopardiana sulla scia dei sommi poeti greci e latini.

L’inno, in verità, è sorto in contrapposizione ad una riflessione non propriamente simpatica, questa: ma come cazzo mi è venuto in mente di parlare di bellezza di un gruppo di “residuati bellici” (senza offesa!) sulla soglia dei settant’anni di età? Pensa e ripensa, se di bellezza si deve trattare sarà sicuramente una bellezza d’animo, una bellezza interiore, tutt’al più di “come eravamo belli allora” e così avremmo finito di celebrare questi 50 anni del diploma con una lacrimuccia negli occhi, irrimediabilmente affranti da una nostalgia spudorata e senza ritegno di fantozziana memoria. La scena che avevo davanti era eloquente e non mi piaceva affatto.

Improvvisamente l’ispirazione, anzi una visione apocalittica di carattere apologetico mi travolge e mi sconvolge la mente: una mandria di giovani puledre e giovani puledri, dai corpi sinuosi ed aitanti, prendere posto, ordinatamente, sui banchi di scuola! E’ assurdo, cosa vuol dire? Poi una voce dall’alto che dice: “Questa è la gloriosa, straordinaria, irripetibilmente unica IIIC. Amatela, rispettatela e godetevela nei secoli dei secoli!”

Ecco la bellezza di cui avrei parlato! Quella che oggi è qui riunita. Non poteva passare inosservata in quest’occasione dei 50 anni del diploma. E’ una bellezza travolgente e fresca come erano travolgenti e freschi quegli anni irripetibilmente nostri! E’ una bellezza inalterata sin dalla nascita, che non appassisce. E quando siamo così come oggi, occhi negli occhi e cuore nel cuore, rivendica la sua libertà dalle incrostazioni del tempo, la sua appartenenza esclusiva ad un gruppo di ragazze e ragazzi legati da un amalgama speciale che fa vedere ognuno riflesso negli occhi dell’altro, come in uno specchio che costantemente restituisce sempre e sempre la stessa immagine. Ogni qualvolta che la classe si riunisce, è come se quello specchio si ricomponesse e così ognuno può vedere e percepire una bellezza sconvolgente: di essere ora come eravamo allora, una sorta di incantesimo di breve durata, quelle poche ore che il tempo e gli impegni ci concedono per stare insieme, per tornare in classe, nella nostra classe III C. E così mi è bastato chiudere gli occhi, tornare in classe e, come scene di un film, vi voglio raccontare e cantare alcune bellezze che la mente ha visto e che per sempre ha fissato.

Ecco allora le bellezze di Diego. Le narro per prima perché oggi l’ho rivisto dopo 50 anni! E come possiamo non rivedere Diego in quella settimana bianca sul Gran Sasso? Parabole evangeliche si affollano nella mente: la pecorella smarrita, il figliol prodigo, il padre misericordioso! Per il caro professor Possenti, tramortito dallo spavento di aver perso un figlio, fu tutto questo e molto altro. Quando lo vide riemergere dalle candide nevi dei Prati di Tivo, in un corollario di total white, solo allora diede disposizioni per la cena, che si uccidesse il vitello grasso e si facesse festa: questo figlio si era perduto ed è stato ritrovato, era morto ed è tornato in vita!

E sempre questo padre misericordioso che era il professor Possenti, quel giorno, invece di rimproverare Diego che, in forte ritardo da Campol City (Campli), cercava di entrare in classe scavalcando il davanzale della finestra nel sottoscala, incoraggiava le ragazze sedute lì vicino a dare una mano, invece di stare a guardare questo caro figliolo che, rinunciando al piacere di un cup fuori programma, s’affannava a placare in classe l’ardente sete del sapere!

E per non sapere un emerito tubo di inglese, quel giorno per l’amico Siriano la piscina, nella lingua anglosassone, divenne in the piscin, in the vask e gli mancò che dicesse in the bagnarol perché vincesse il campionato del mondo delle stronzate scolastiche plurime! E quando venne a sapereche la traduzione esatta del termine piscina era swimmingpool, come alcuni di noi avevano provato a suggerire, per la figuraccia, si chiuse in un muto arrospamento che lo fece aumentare di volume oltre lo standard del comò che era…e lì tememmo seriamente per la nostra incolumità!

La sua incolumità invece, l’amico Siriano, la rischiò veramente durante una lezione, dal silenzio tombale, della professoressa De Virgiliis. La temuta docente  con un perentorio “sciagurato!” lo condannava a morte per essersi fatto sfuggire di mano il cappuccio della bic che, dopo un volo di circa un metro, cadeva rovinosamente a terra, generando un disturbo acustico intorno allo 0,00003 decibel, sufficiente comunque a frantumare in mille pezzi l’estasi della lezione in corso!

E a proposito di estasi…ho pensato di dare vita musicale ad un bel ricordo di Deli alla lavagna, che fa così:

E poi sei arrivata tu (cara Deli)

In classe col tutù

Ed io non studio più

Com’è lontano ieri

E poi alla lavagna tu

Le gambe e nulla più

Tu spettatore vuoi, vedere,

che cosa c’è di più

dalla gamba in su

più su, più su…

Ora se ci sono altre bellezze della nostra classe da raccontare, per non dimenticare, vi invito ad intervenire senza indugio e senza peli sulla lingua…altrimenti andiamo direttamente al gran finale!

Ed allora ecco l’apoteosi dell’inno alla bellezza della classe III C per i 50 anni del diploma: il gran finale trionfante che io e l’amico De Berardis andremo a declamare e che fortemente vogliamo poi venga ripetuto da tutti ad una sola voce, in un potentissimo coro a cui sicuramente si uniranno anche  le voci di Ruggero, di Osvaldo e di Simonetta!

Rinnovo l’invito a fare particolare attenzione all’intensa e travolgente ritmica poetica di ispirazione leopardiana, sulle orme dei sommi poeti greci e latini!

Attenzione! Cambia la colonna sonora…e via al gran finale…

Bellezza di classe terza C

50 passati e siamo ancora qui!

Bellezza cinquanta e la gallina canta

Di gioia, di gloria ne abbiamo vista tanta!

Bellezza, speranza di altri cinquanta

Di culo o di grazia di strada ce n’è tanta!

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