di Mordecai Richler
La lettura è stata faticosa.
Il filo del racconto non è sempre limpido e lineare, spesso mi sono perso e ho dovuto "ripassare" le pagine precedenti. Ma mai mi ha sfiorato l'idea di smettere: Barney è troppo forte! Cinico, egoista, autolesionista, eccessivo, divertente... sforna battute alla Woody Allen ("non sono più degradabile da quando ho la protesi all'anca.." o qualcosa del genere...)
Spigoloso e trasgressivo, si commuove quando parla di Miriam e ascolta la sua voce alla radio, irriverente e amorale suscita tenerezza quando scherza sulle sue amnesie e sul fatto che non ricorda il nome dei sette nani! E' un "tipaccio", una persona con tratti tutti negativi, eppure agli occhi del lettore è simpatico ed umano e alla fine del libro diventa quasi un amico.
Il merito è dell'autore canadese Mordecai Richler, ebreo di origini (tante, forse troppe, le citazioni yiddish), che con penna davvero felice mette la sordina ai difetti di Barney e pone in primo piano le sue fragilità e insicurezze... le stesse che accompagnano ciascuno di noi nella vicenda della vita. Il finale è bello e sorprendente e chiude una storia che il lettore (ahime meno giovane) vive sulle note della curiosità, del divertimento e della nostalgia